Dopo aver scoperto e meditato su Gesù speranza del mondo, iniziamo a meditare su Gesù pane di vita. Domenica scorsa la liturgia ci ha fatto riflettere sulla compassione di Gesù che lo ha portato a donare alla folla, che lo aveva seguito e si era meravigliato della sua Parola di speranza, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, che non è altro che l’anticipazione del dono dell’Eucaristia: Gesù si fa nostro cibo per offrirci la gioia di essere amati dal suo Padre. Oggi vogliamo iniziare a stupirci del fatto di fare di Gesù colui che dà senso alla nostra fede. Lo facciamo fermandoci su alcune figure di Santi che si sono lasciati sconvolgere da questo incontro con Gesù stesso. E’ sempre il Cardinal Comastri che ci presenta questi incontri particolari di persone che si sono lasciati convertire dall’amore misericordioso di Gesù. La prima testimone è la figura di Edith Stein. Nasce a Breslavia nel 1891 da famiglia ebrea. Orfana a due anni del padre, viene educata nella tradizione ebraica dalla mamma , una donna profondamente religiosa. Nel 1910 si laurea in filosofia e diventa assistente del grande filosofo Edmund Husserl. L’impegno filosofico che la portava a cercare la verità, la allontana dalla fede fino a professarsi atea. Ma sono troppe le domande e gli interrogativi che si agitano nel suo cuore ed inizia così una appassionante ricerca della verità. Incontra un filoso ebreo convertito, Max Scheler che trasmette agli alunni la bellezza del messaggio di Cristo. Un’amica poi le dona le opere di santa Teresa d’Avila che le legge tutte di un fiato. Poi fa un’esperienza di crocerossina volontaria presso i soldato feriti. Questa esperienza concreta di servizio le apre orizzonti nuovi. Tutta la sua cultura improvvisamente le appare insignificante e arriva ad esclamare: “Non la scienza ma la dedizione (cioè il dono di sé) ha l’ultima parola”. Edith non lo sapeva ma, vivendo la carità, si sta lentamente avvicinando alla Dio, perché Dio è carità. Cercando il senso della vita Edith ha trovato la fede. Ormai l’anima di Edith comincia a respirare il Vangelo e comincia ad intuire che l’Amore è l’ultima verità. Nello stesso periodo, visitando per puro interesse artistico una chiesa cattolica, Edith fa una scoperta inattesa: vede una donna, probabilmente una semplice casalinga, entrare con la borsa della spesa sotto braccio e sostare in preghiera come se stesse parlando con una misteriosa presenza. “La cosa mi parve strana, dirà più tardi, perché nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti si entra soltanto durante l’ufficio divino. Al vedere qui gente entrare tra una occupazione e l’altra, quasi una faccenda abituale o per una conversazione spontanea, rimasi colpita a tal punto che non mi riuscì più di dimenticare quella scena”. Edith stava scoprendo la bellezza consolante della Presenza Eucaristica: una bellezza tutta cattolica!
Il 1 gennaio 1922 riceve il battesimo e la sua anima è piena di gioia. Continua ad insegnare filosofia ed è chiamata a tenere conferenze nelle più importanti università d’Europa. Penso che questa prima parte della vita di Edith ci può insegnare che il senso della nostra vita può essere trovato dalla capacità di stare con Gesù nel silenzio della preghiera. Oggi il tabernacolo è troppo dimenticato e pochissime volte quando passiamo davanti ad una chiesa ci fermiamo a dire una piccola preghiera di ringraziamento al Signore. La fretta e l’egoismo ci impediscono di dare spazio a Dio. Anche per noi potrebbe capitare come Edith di rimanere colpiti da chi si ferma a pregare e forse Dio può servirsi di noi per aiutare qualcuno a ritrovare la gioia della fede smarrita. Il silenzio davanti al tabernacolo è serenità e pace, è conforto e forza, è speranza e gioia. Perché non provare? Pace e bene!
Don PierLuigi