Il senso del peccato

Vogliamo continuare a desiderare di vivere il Sacramento della Confessione non come un qualcosa che ci fa soffrire ma come il sacramento della gioia. Infatti riscoprire il senso del peccato è innanzitutto riscoprire la gioia di essere amati. Oggi il senso del peccato è in crisi perché abbiamo disimparato ad  amare: non siamo più capaci di stupirci di sentirci amati. Sono tre le tesi che ci possono aiutare a comprendere meglio il sacramento della Riconciliazione. Innanzitutto il peccato, la colpa, la trasgressione non è solo un problema individuale tra me e Dio, ma riguarda il Corpo di Gesù che è la Chiesa. Se così non fosse, Gesù non avrebbe affidato la remissione alla Chiesa. Il pecca ferisce Dio e la Chiesa; per questo Dio lo risana attraverso la Chiesa (“Dio Padre ti conceda mediante la Chiesa il perdono e la pace”). Il peccato è precisamente il fermo rifiuto di compiere una volontà di Dio chiaramente manifestata alla mia coscienza. Ciò che vorrebbe per il mio bene e degli altri, quell’atto coraggioso che mi ispira e attende da me, io decido lucidamente ( se così si può dire) di non compierlo. Quindi, possiamo dire, che il peccato è il rifiuto della condizione filiale con ciò che essa comporta di dipendenza vitale e di amore. Quando metto Dio all’ultimo posto, quando mi prendo gioco ed offendo il fratello che mi sta accanto, quando non sono capace di condividere e “soffrire-con” il fratello che soffre, quando sciupo le capacità che Dio mi ha offerto, quando mi lascio vincere dal mio egoismo e dal mio piacere, ecco che rifiuto l’amore di Dio, non riconosco più Dio come mio Papà e non voglio più essere considerato suo figlio, ecco il senso del peccato: rifiutare di essere amati e di amare. Quindi il senso di colpa, l’angoscia e la depressione morale vanno superati anche con l’aiuto della Chiesa. Non dico “soltanto”, perché ci possono essere forme di angoscia o depressione che richiedono l’intervento del medico; in generale però queste realtà così negative e pesanti, quando toccano la colpa o la paura della colpa o il rimorso, vanno superate anche con l’aiuto della Chiesa. Ed è certamente illogico rifiutare tale aiuto, non volersi fare aiutare, voler rimanere nella propria tristezza. Infine la confessione deve essere fatta in modo da ridarmi pace e gioia. E’ la conseguenza delle prime due tesi. Se il peccato riguarda pure la Chiesa e viene rimesso e superato mediante la Chiesa, significa che la Confessione deve essere fatta in modo che davvero ci aiuti a superare l’angoscia, a ridarmi pace e serenità. Se tralasciamo la Confessione, è perché non sappiamo gustare questa pace e questa gioia: viviamo il sacramento come un peso inutile e fastidioso, ignorando il suo aspetto di consolazione e di conforto. Possiamo chiederci: mi danno pace le mie confessioni? Cerco in esse la gioia? Gli esercizi spirituali che vivremo in questa settimana posso sostenerci ed incoraggiarci nel recuperare questo sacramento e vivere così lasciandoci educare dalla Parola di Dio e dall’amore stesso di Gesù che, giorno dopo giorno, diventerà davvero il nostro tesoro. Pace e bene!

Don PierLuigi