LO AVETE FATTO A ME
Anche in questa settimana che precede il cammino della quaresima vorrei fermarci insieme a meditare sull’importanza di saper accogliere Gesù attraverso i fratelli. E’ una settimana dove ci sono gli ultimi e frenetici preparativi del Carnevale, non possiamo dimenticare che siamo invitati a vivere il cammino della nostra salvezza attraverso la passione, morte e risurrezione di Gesù. Ebbene Gesù in Mt 25,31-46, ci richiama sul giudizio universale, giudizio che sarà sull’amore che avremo avuto e rivolto verso il fratello e quindi verso Gesù stesso. Gesù ci dice: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…”. Facciamo nostro ancora il suggerimento del Beato Charles de Foucauld:“Nostro Signore ci dà anche il vero motivo dell’elemosina, il più potente di tutti: ce ne sono infatti degli altri. Bisogna dare per ubbidire all’ordine tanto ripetuto da Dio; bisogna ubbidire per imitarlo, lui che la dà sì liberamente, per imitare Gesù che là tanto data; bisogna dare perché l’amore di Dio ci obbliga a riversare l’amore che abbiamo per lui sugli uomini, suoi figli diletti; bisogna dare per bontà unicamente per praticare, coltivare questa virtù, che bisogna amare per se stessa, poiché è uno degli attributi di Dio, una delle bellezze divine, una delle perfezioni di Dio, quindi Dio stesso. Il motivo di darla più attraente di tutti è che tutto ciò che facciamo al prossimo lo facciamo a Gesù stesso”. Occorre tener presente che il giudizio che il re farà di noi “allora” è lo stesso che noi facciamo ora al povero. In realtà siamo noi a giudicarlo, accogliendolo o respingendolo. Lui non farà altro che costatare ciò che noi facciamo. Alla fine leggerà ciò che noi liberamente abbiamo scritto. Siamo giudicati in base a ciò che facciamo all’altro. Il racconto evangelico pone al centro il Figlio dell’uomo, che si identifica con gli ultimi. Accoglierlo o meno significa accogliere o meno la salvezza. Qui il testo ci dice che l’amore verso l’ultimo è l’amore che abbiamo verso di Lui. L’amore per il prossimo può essere un imperativo categorico, ma solo se si tengono presenti tre cose: dietro un imperativo c’è la voce di uno che parla, l’amore suppone sempre una alterità, uno ama solo se e nella misura in cui è amato. Isolare il comando dell’amore verso l’ultimo dall’esperienza dell’amore di Dio che si è fatto ultimo, è farne un principio senza senso, un’ideologia incapace di generare un comportamento positivo. Bisogna tener presente che nei più piccoli dei fratelli, il lettore cristiano vede il suo re. In loro infatti continua la passione del Signore per la salvezza del mondo. Questo testo e questo giudizio di Dio è chiaro che si rivolge al lettore cristiano: il suo essere <benedetto> o <maledetto> dipende dal suo amore, dato o negato, ai fratelli nel bisogno, nei quali il Signore viene a visitarlo. Questo è anche il modo migliore per prepararci a vivere il cammino quaresimale e desiderare di vedere in ogni fratello la presenza di Gesù che mi chiede di amarlo come Lui ama me. Prepariamoci quindi ad accettare l’invito di Maria che sarà presente in mezzo a noi attraverso la statua della Madonna Pellegrina di Fatima, a desiderare di poter “fare tutto quello che Gesù ci dirà” appunto in quella settimana di preghiera che faremo. Buona preparazione all’accoglienza della nostra Mamma celeste.
Don PierLuigi